Com’è ormai noto ai più, è stato indetto un Referendum online, con scadenza 30 Settembre, con cui viene richiesta la riformulazione delle attuali leggi che regolamentano la cannabis.
Sembra che anche questo, ennesimo, tentativo di riforma, non sia esente da pratiche di ostruzionismo da parte del mondo della politica e, a tal proposito, il comitato promotore ha posticipato la data di scadenza della raccolta firme al 31 Ottobre. Perchè? Cosa sta succedendo? Procediamo per gradi..
Cosa si richiede? Il referendum è riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, e propone modifiche sul piano della rilevanza penale e delle sanzioni amministrative in materia di droghe. Viene richiesta la depenalizzazione riguardo la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza per uso personale, eliminando la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis (con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito); viene inoltre richiesta l’eliminazione della sospensione della patente in caso di possesso.
Nonostante siano state raggiunte e superate, in pochissimi giorni, le 500 mila firme digitali, sorgono alcuni cavilli burocratici che rendono ancora incerto il risultato di questo tentativo collettivo di cambiamento.
- Sembra che il format “firma digitale” infastidisca particolarmente l’ambito giuridico e politico. Si teme infatti che, dopo quello sull’Eutanasia e quello sulla Cannabis, possano verificarsi mille altri fenomeni simili. Si vuole quindi scoraggiare l’insorgere di una nuova forma forma “digitale” di partecipazione politica, che vedrebbe iniziare il cambiamento “dal basso”, come risultato di una partecipazione attiva del popolo attraverso gli odierni strumenti tecnologici, e non più nelle tradizionali modalità dettate dalla Costituzione. L’anticostituzionalità di cui qualcuno accusa le modalità di raccolta delle firme, non può comunque nascondere un dato di fatto concreto: la possibilità di esprimere la propria idea in merito al tema della Cannabis, dal proprio telefono cellulare, ha fomentato una partecipazione altissima di cittadini, coinvolgendo uniformemente persone di ogni genere ed estrazione sociale.
- Sembra che circa 1400 Comuni Italiani (tra cui Roma, Torino Napoli, Palermo, Parma, Bologna) abbiano fatto ostruzionismo attivo non rispondendo alla richiesta della certificazione elettorale necessaria per il deposito delle firme in Corte di Cassazione. Denunciando questo fatto, il comitato promotore per il referendum sulla cannabis ha indetto uno sciopero della fame, che è in corso proprio in questi giorni e a cui si può partecipare attivamente comunicandolo sull’apposita piattaforma online.
L’esito della sfortunata storia di questa pianta, le cui sorti cambiarono inesorabilmente a partire dal 1937 (data in cui il presidente americano Roosevelt emanò la legge, il Marijuana Tax Act, che ne proibiva la coltivazione, la diffusione e il consumo, si arricchisce così di un nuovo capitolo. Sembra ancora presto, tuttavia, per dire se questo possa essere o meno il passo definitivo. Restiamo speranzosi…