CBGA, o acido cannabigerolico,
CBDA, o acido cannabidiolico
Si tratta, come sappiamo, della nomenclatura scientifica dei due componenti della Cannabis che abbiamo oramai imparato a conoscere, a consumare, ad apprezzare e che, inaspettatamente, udite udite, pare che si legherebbero alle proteine spike del coronavirus, limitandone fortemente la capacità di propagazione. Ebbene si: è realtà, e lo si può leggere, con ulteriori dettagli e riferimenti nella tesi argomentata da Journal of Natural Products . Per chi non lo sapesse, il Journal of Natural Products è, un punto di riferimento scientifico, un luogo molto frequentato dagli esperti e dai tecnici, in quanto vi si raccolgono pubblicazioni e ricerche di vario genere sempre aggiornate.
Quella di cui parliamo è una notizia che non è certamente passata inosservata a noi che attendiamo, da secoli, un cambiamento di posizione politico sull’argomento Cannabis. Stiamo parlando di una notizia che, come è giusto che sia, ha troneggiato sulle prime pagine delle maggiori riviste e dei periodici piu autorevoli, che ha pervaso le rassegne stampa delle emittenti televisive piu accreditate, che ha fatto comparsa tra le news dei TG ed è stata commentata dai presentatori piu conosciuti.
Questo articolo conferma dunque ciò che già ad inizio Dicembre 2021 da un gruppo di ricercatori coreani, i quali facevano sapere attraverso un articolo pubblicato dall’International Journal of Biologicacl Macromolecules che il CBD (e anche il THC) sembra agire in due direzioni: da un lato, i cannabinoidi bloccherebbero la procedure di traduzione virale, inibendo l’ enzima SARS-CoV-2 M pro, mentre dall’altra ridurrebbero i livelli di citochine infiammatorie, agendo sul recettore del sistema endocannabinoide CB2. Per questo, sostengono gli studiosi, “CBD (e THC) potrebbero funzionare come doppia azione per il trattamento delle infezioni da coronavirus umano”.
La Cannabis e i vaccini COVID-19, dunque, condividerebbero lo stesso target farmacologico (una molecola fondamentale per il processo della malattia), andando ad inibire drasticamente la capacità del virus di infettare le persone, e quindi di propagarsi, sviluppare nuove capacità e divenire piu pericoloso. Pare sia stato dimostrato in laboratorio, inoltre, che tali composti funzionano anche in altre malattie, e possono risultare decisivi anche contro virus molto potenti come l’HIV e l’epatite.
A tal proposito è in corso di preparazione una ricerca che coinvolgerà mille pazienti su cui il cannabidiolo, o Cbd, verrà testato nel trattamento del Long Covid, e cioè l’insieme di disturbi e complicazioni che alcune persone hanno manifestato dopo aver contratto la malattia e dopo essere formalmente guariti. Tale studio verrà realizzato dall’Instituto do Coracao (Incor), in Brasile. (Sugli esiti terremo ovviamente aggiornati i nostri lettori)
Una ultima, non meno importante delle altre, argomentazione a favore del tema Cannabis. Ci giunge in un periodo di emergenza sanitaria, in cui vige lo stato d’emergenza politico, con il mondo intero in subbuglio e le opinioni contrastanti il cui scontro inesorabile popola quotidinamente i discorsi dei parlamenti, di ogni tipo di media, dei bar, delle tavole italiane, a colazione, pranzo e cena. Esasperati, sfiniti da una contingenza che ci ha costretti ad affrontare la malattia, la morte dei nostri cari, che ci ha visti intenti in sforzi rilevanti, tra quarantene, tamponi e controlli rigorosi.
Ecco che anche in questo periodo storico la Cannabis torna a svelare le sue non colte potenzialità; torna a bussare alla porta della coscienza di tutti quegli attori politici che fino ad oggi hanno preferito non affrontare la questione; torna a sussurrare alle orecchie dei cittadini di un sistema inceppato e ricordargli dolcemente: ” ci sono io, ci sono sempre stata e sempre ci sarò. Usami, usami perchè con me puoi risolvere i piu grossi problemi che affliggono la tua società oggi”.. e noi vogliamo cogliere queste parole, gridarle e sperare che qualcosa si smuova. Questa volta, chissà, è la volta buona.