Quello della cannabis light è un mercato che da sempre è in rapida espansione, un numero ormai sempre crescente di italiani si rivolge alle attività del settore per i motivi più svariati. Tuttavia nello scorso anno abbiamo assistito ad un anomalo quanto brusco aumento del consumo di cannabinoidi legali e questo proprio in concomitanza delle lunghe settimane di lockdown che da marzo a maggio hanno colpito il nostro paese.
I dati dell’ANSA sono piuttosto chiari in merito: il consumo di cannabis light è aumentato del 30% durante i mesi di reclusione domestica, dato questo che si inserisce all’interno di un trend di crescita costante che ha caratterizzato il settore nell’ultimo biennio sebbene chiaramente non sempre con ritmi tanto notevoli. Ovunque fioccano distributori automatici, negozi e aziende che si occupano di delivery relativo al CBD che si traducono in un fatturato totale di più di 150 milioni di euro, un flusso questo non certo trascurabile per le casse di un paese ormai fiscalmente sempre più piagato dalla attuale condizione pandemica.
I motivi di questo sensibile aumento dell’acquisto da parte degli italiani di prodotti di questo tipo sono svariati. Indubbiamente ai prodotti a base di cannabis sono riconosciuti una serie di effetti che vanno a contrastare le sensazioni tipiche di un periodo storico tanto drammatico quale quello che stiamo vivendo ovvero ansia, inquietudine e insonnia. La cannabis light dunque si è rivelata un prezioso alleato per molti italiani durante le dure fasi pandemiche che hanno colpito lo stivale. Inoltre l’impossibilità a muoversi ha fatto si che molti consumatori di THC deviassero sul CBD. I prodotti a base di CBD qunidi si dimostrano per molti consumatori un’efficace alternativa al THC e in molti casi si rivelano funzionali all’abbandono del consumo di prodotti illegali.
Non serve sottolineare che questo mutamento dei consumi rappresenta una risorsa non indifferente per il nostro paese sia in termini di introiti fiscali sia in termini occupazionali. Infatti, l’aumento dei consumi si riflette su tutta la catena produttiva della cannabis light dai produttori, ai fornitori, fino ad arrivare a chi effettivamente consegna il prodotto a casa del cliente o ricarica il distributore automatico. Inoltre questo mercato non fa altro che sottrarre fondi all’economia sommersa, i proventi che ora fluiscono tassati nelle casse dello stato un tempo alimentavano mafie e organizzazioni criminali.
Sembrerebbe quindi sempre più doveroso nonché auspicabile da parte dello stato attuare normative che incoraggino e tutelino le attività di vendita e produzione di prodotti a norma di legge anziché le politiche repressive e criminalizzanti che negli ultimi anni hanno gravato indiscutibilmente sul settore.