Un recente studio condotto da ricercatori statunitensi ha rivelato che la cannabis potrebbe essere un prezioso alleato per chi è dipendente da eroina, fentanyl (o fentanil) e altri potenti oppioidi, responsabili di una vera e propria strage di vite umane. Negli Stati Uniti, solo nel 2021, si stima che oltre 100.000 persone siano morte per overdose da queste droghe, in particolare durante una delle fasi più critiche della pandemia.
Questa emergenza ha portato la Food and Drug Administration (FDA) a rendere disponibile come farmaco da banco il naloxone, uno spray nasale in grado di contrastare gli effetti di un’overdose. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che la cannabis potrebbe aiutare le persone dipendenti da oppioidi a ridurre il consumo o addirittura a smettere, attenuando sintomi di astinenza come l’ansia e il desiderio compulsivo di usare la droga. Anche se è ancora presto per trarre conclusioni definitive, questo approccio potrebbe salvare molte vite.
Lo studio è stato condotto da un team della Scuola di Medicina Keck dell’Università della California Meridionale, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Statale del Colorado. I ricercatori, coordinati dal professor Siddhi S. Ganesh, hanno analizzato gli effetti del tetraidrocannabinolo (THC), il principale principio psicoattivo della Cannabis sativa, su persone dipendenti da oppioidi che venivano trattate con il naltrexone, un farmaco utilizzato per contrastare l’astinenza e la dipendenza.
Nello studio, sono stati coinvolti alcuni consumatori di droghe in due strutture di Los Angeles: una per la distribuzione di siringhe pulite e un’altra per la somministrazione del metadone. I partecipanti, tutti utilizzatori di oppioidi e cannabis, hanno riportato che l’uso di cannabis li aiutava a gestire i sintomi di astinenza e a seguire i trattamenti per la dipendenza da oppioidi. Inoltre, una maggiore facilità di accesso alla cannabis sembrava ridurre indirettamente l’uso di oppioidi.
Il professor Ryan Marino, esperto di dipendenze e docente alla Case Western Reserve University, ha spiegato che alcuni suoi pazienti sono riusciti a ridurre o a smettere l’uso di oppioidi grazie alla cannabis, anche se non tutti hanno avuto successo. Marino ha sottolineato che, se la cannabis può aiutare anche solo una persona a evitare un’overdose, vale la pena considerarla come un’opzione di trattamento. “Onestamente, una vita salvata è una vita salvata,” ha dichiarato al Guardian.
Sebbene non ci siano ancora conferme definitive sull’efficacia della cannabis come strumento per ridurre la dipendenza da oppioidi, i ricercatori sostengono che ulteriori studi clinici potrebbero dimostrarne il valore. Marino ha inoltre evidenziato che alcuni pazienti che sono risultati positivi alla cannabis sono stati espulsi dai centri di riabilitazione, privandoli di trattamenti come il suboxone e aumentando il rischio di ricadute e overdose.
Un altro studio recente dell’Università della California di Los Angeles (UCLA) ha scoperto che il cannabigerolo (CBG), un principio attivo meno conosciuto della cannabis, è in grado di ridurre lo stress e l’ansia. I dettagli di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Drug and Alcohol Dependence Reports con il titolo “Smoking weed it gets you over the hump”: Cannabis co-use as a facilitator of decreased opioid use among people who inject drugs in Los Angeles, California”.